Intervista a Dario Righetti
Buongiorno, oggi abbiamo il piacere di ospitare Dario Righetti, riconosciuto e affermato professionista che, dopo un’intensa attività professionale, prima in Andersen e poi in Deloitte, attualmente ricopre importanti cariche in prestigiosi gruppi italiani familiari e società pubbliche.
Entrato nella Picco Lecco nel 1971, a soli 14 anni, ha ricoperto tutti i ruoli: giocatore, allenatore, dirigente, genitore e oggi Presidente che da anni guida con passione e visione una delle realtà pallavolistiche più vive e radicate del territorio sportivo lecchese.
La Picco Lecco non è solo una squadra che ha militato nel campionato nazionale di Serie A2 femminile negli ultimi 3 anni: è un progetto sportivo, educativo e culturale, che da oltre 50 anni promuove i valori dello sport, della famiglia, della scuola, dell’inclusione e della sana e positiva competizione basata sul divertimento.
Con noi oggi c’è il suo Presidente, che ha fatto dell’identità valoriale della società la sua bandiera, che ringraziamo per la disponibilità.
In una sua recente intervista ho letto: “La Picco non è solo pallavolo – è un progetto umano, un ecosistema dove ogni ragazza può crescere come atleta e come persona. È questa la nostra vera vittoria”.
Presidente Righetti, inizierei proprio da qui…
D: Squadra e leadership. Come Presidente, quanto è importante per lei la relazione diretta con le atlete e le famiglie? - Cosa vuol dire oggi essere leader in un contesto sportivo fatto di giovani, con aspettative, emozioni, tanta passione ma anche tanta pressione?
R: Una famiglia che educa. "Il cuore della Picco batte soprattutto nella sua funzione educativa. Con circa 180 atlete iscritte e un programma giovanile riconosciuto dalla FIPAV con il marchio di qualità, la società tramite una trentina di dirigenti e allenatori cerca di fare dell’esperienza proposta una vera scuola di sport e di vita.
Lo dimostra anche una lettera recentemente scritta da una giovane atleta della squadra under 18, dopo quasi 10 anni di militanza a partire dal mini volley, pubblicata sui social: “Grazie per avermi fatto capire che anche una squadra può diventare famiglia. Grazie per aver creduto in me quando io non riuscivo a farlo.”
“Leggere queste parole ci ha commosso e ci responsabilizza perché significa che stiamo seminando qualcosa di autentico, in concorso con le nostre famiglie e la scuola”.
D: Comunicazione e identità. Le maglie personalizzate, i video motivazionali, la presenza sui social: come si racconta la Picco Lecco al pubblico dei giovani? Cosa significa per voi essere “modelli positivi” in un’epoca così esposta?
R: Impegno nel sociale, cultura e turismo. "Dalle borse di studio per merito sportivo e scolastico a ragazze under 16 e under 18, all’adozione a distanza di una bambina del Timor Est, a Picco green, la Picco ha intrecciato il proprio nome a numerose cause sociali. Vogliamo che le nostre atlete crescano sapendo che nel mondo ci sono anche persone meno fortunate. E che il privilegio di praticare sport comporta anche un dovere di restituire qualcosa.
Non manca la dimensione culturale: con il progetto “Libero is a new state of mind”, la squadra ha creato 12 maglie dedicate ai personaggi dei Promessi Sposi, in collaborazione con il Comune di Lecco e il Sistema Museale Urbano Lecchese, nella ricorrenza dei 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni. Un’idea diventata virale e apprezzata anche fuori dai confini provinciali".
D: Valori e nuove generazioni. La Picco Lecco ha aderito anche al progetto “Io tifo positivo”, che promuove il tifo sano e responsabile tra i giovani. Che importanza ha per voi educare i giovani tifosi – e le atlete – al rispetto e alla sportività?
R: Coerenza e rispetto. “Aderire a “Io tifo positivo” è stata una scelta naturale in coerenza con i nostri principi, su stimolo dell’Assessore allo sport del Comune di Lecco Emanuele Torri. Crediamo che lo sport debba essere prima di tutto divertimento, educazione e rispetto, dentro e fuori dal campo. Insegniamo alle nostre atlete che il vero avversario non è mai un nemico, ma un compagno di viaggio. E lo stesso vale per chi sta sugli spalti: vogliamo che il tifo sia entusiasmo, sostegno, esempio per i più piccoli. Quando una bambina entra in palestra e trova un ambiente sano, ha più voglia di restare. È lì che inizia la vera vittoria. Poiché si può vincere o non vincere una partita, ma nello sport, soprattutto a livello giovanile, non si perde mai”. E aggiunge: “Continuate a crederci insieme a noi. Ogni gesto, ogni applauso, ogni sorriso fa parte di qualcosa di più grande. Lo sport unisce, educa, costruisce. Questa è la sfida quotidiana di tutti i collaboratori e sponsor della Picco Lecco, che non smetterò mai di ringraziare anche per questo”.
D: Oltre ogni ostacolo. Questa è stata una stagione da vere combattenti: cosa ha fatto la differenza?
R: Determinazione e cuore: la forza del Team. La salvezza in A2, ottenuta in una stagione lunga e combattuta, ha rappresentato un obiettivo centrato con orgoglio: “Sapevamo che sarebbe stato un campionato difficile, ma non abbiamo mai smesso di crederci. Staff, atlete, società: tutti hanno remato dalla stessa parte. La coesione e lo spirito di TEAM hanno fatto la differenza”.
D: Visione a lungo termine. In un momento in cui molte società inseguono solo risultati immediati, la vostra decisione di giocare in B1, per sostenere il vivaio giovanile con le giuste risorse, è un forte messaggio di responsabilità e coerenza con tutti i valori che ci ha raccontato. Cosa rappresenta per voi questo passo, e che messaggio volete trasmettere al mondo della pallavolo? –Infine, se potesse chiedere una cosa allo sport italiano, quale sarebbe?
R: Il futuro: radici salde, occhi avanti. “Dopo oltre 50 anni di storia, la nostra ambizione è continuare a migliorare senza perdere la nostra anima. Non ci interessa solo il piazzamento in classifica, bensì continuare a essere una comunità, una famiglia, un punto di riferimento per Lecco e per chi ama lo sport. Non vogliamo essere la migliore società del territorio ma PER il territorio.
Allo sport italiano chiederei di avere più fiducia e attenzione verso le realtà come la nostra. Bisogna avere cura del lavoro silenzioso ma fondamentale che fanno le società territoriali. Non parlo solo di risorse economiche – che pure servono – ma di visibilità, di ascolto, di strumenti per crescere senza snaturarsi. Lo sport è scuola di vita, è un’esperienza formativa, e le società come la nostra sono una delle più importanti palestre dove si imparano regole, rispetto e spirito di squadra".
Presidente Righetti la ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato e per averci raccontato cosa significhi oggi guidare una realtà come la Pallavolo Picco Lecco: una società che non si limita a giocare a pallavolo, ma che cerca di educare, costruire relazioni e seminare valori e, soprattutto, dove si cresce divertendosi.
In bocca al lupo per la prossima stagione... e buon divertimento dentro e fuori dal campo!